Legati a doppio filo

A Prato ci sono due antiche tradizioni: quella legata al tessile e quella legata alla produzione del pane e dei Biscotti di Prato

Legati a doppio filo

A Prato ci sono due antiche tradizioni: quella legata al tessile e quella legata alla produzione del pane e dei biscotti di Prato (che si è poi evoluta nella moderna pasticceria). E se vi dicessi che queste due tradizioni sono da sempre legate fra loro? Potreste obbiettare: che cosa c’entrano i filati con i biscotti, e i cantucci?
Se avete un po’ di tempo e pazienza... ve lo raccontiamo!

In un articolo de La Nazione del 1958 si celebrava il 100ario della nascita del Biscottificio Mattei, il titolo riporta un detto pratese dell’epoca: “Biscotti e Tessuti li sanno fare i pratesi”. In esso lo scrittore celebra le due tradizioni care alla nostra città: i biscotti di Prato (conosciuti in tutto il mondo come cantucci o cantuccini) e l’industria tessile.
“E quando si trattò, più qua e più là, di tentare delle imitazioni a base di farina bianca, di mandorle e di zucchero, ci si accorse, non senza un certo stupore, che non c’era nulla da fare: i manufatti di lana rigenerata e i biscotti bisognava lasciarli fare ai pratesi.” (...)

La Nazione - 1958
La Nazione - 1958

Ed è proprio vero, se si considera il fatto che nella metà dell’800, la maggior parte della popolazione pratese era occupata nel settore tessile e l’altra parte si occupava di forni, di pane e biscotti.

Il distretto tessile Pratese è ancora oggi uno dei più grandi in Europa e ha una storia secolare.
Non c’era cittadino che non si adoperasse nel fare filati o tessuti; molti avevano adattato a laboratorio il pian terreno della loro abitazione e da lì risuonava il rumore dei telai. Scampoli, rocche e fili “decoravano” e coloravano i margini di ogni strada. Ma c’è una altra cosa che vorrei portare alla vostra attenzione: anche se l’industria tessile è una delle più inquinanti al mondo per vari motivi (come lo scarto di materiale, il consumo di acqua, l’uso di plastica, ecc.), fin dall’Ottocento la città di Prato e i suoi cittadini sono sempre stati attenti alle tematiche di sostenibilità e rispetto dell’ambiente, infatti il metodo della lana cardata, ha fatto la fortuna del territorio ponendo come obiettivo principale quello di tutelare l’ambiente. Il riciclo fa parte della cultura di questo enorme polo industriale, che ha saputo rimanere al passo con i tempi grazie ad una continua innovazione. Nei primi anni del 2000 è stato creato anche un marchio apposito: Cardato Recycle made in Prato.

Nel distretto verde, ogni anno a Prato vengono riciclate 22 mila tonnellate di “stracci”, che vengono lavorati con la tecnica della cardatura. MA... che cos’è la LANA cardata?

La seconda metà del 900 è il periodo dell’inizio del boom economico della città, per la scarsità di materiali disponibili a causa della guerra, il mestiere del cenciaiolo (già presente nell’Ottocento) raggiunse l’apice; il “cenciaiolo” è colui che smista gli indumenti usati o scarti di lavorazione e li divide in base al colore e al materiale riconoscendoli semplicemente al tatto. Una lavorazione molto importante nel ciclo del tessuto rigenerato dove sono fondamentali la mano e l’occhio dell’uomo. I filati cardati prendono il nome dalla macchina principale usata in questa tipologia di filatura, ovvero la carda. La carda attraverso delle punte metalliche e una serie di cilindri a velocità e senso di rotazione diverse, riesce a “strappare” e mescolare tra di loro le fibre, le quali dopo aver subito più passaggi vanno a formare un velo. Successivamente esso viene separato in più parti per poi essere filate in un’altra macchina, dal filato cardato si ottengono successivamente i tessuti rigenerati. I filati e i tessuti rigenerati pratesi sono ancora oggi esportati e venduti in tutto il mondo.

Foto di Alessandro Moggi
Foto di Alessandro Moggi

Il sacchettino BLU è diventato un dono per i clienti degli industriali pratesi, ed è così che i nostri biscotti hanno cominciato a “viaggiare”. La fortuna economica degli industriali e della città è stata l’importante veicolo per la distribuzione dei Biscotti di Prato nel mondo, ecco il doppio filo che lega queste due importanti tradizioni cittadine.

NB - Alla storia del tessuto è stato dedicato un Museo, meraviglioso, in via Santa Chiara a Prato, ed una scuola (Istituto Tecnico T. Buzzi) in cui si formano i periti tessili più ricercati. Alla storia del Biscotto di Prato e alla fabbrica di Antonio Mattei abbiamo dedicato il nostro piccolo museo Bottega via Porta Rossa a Firenze, entrambi da visitare!!!

Condividi