La storia dei Biscotti di Prato Mattei, detti “Mattonella”
Quando si tagliavano a mano, uno a uno
La facciata del negozio alla fine degli anni '30 del 900 doveva apparire così ai passanti di via Ricasoli, come in questo acquerello di S. Musso:
La grande insegna in legno decorata a mano e l’ampia vetrina, dove venivano esposte le specialità del Biscottificio Mattei come i Biscotti di Prato alle mandorle e le Mantovane.

Invece gli spazi dedicati al negozio/vendita e al laboratorio retrostante con i forni a legna si possono osservare in questa piantina del Pian terreno. Fino alla metà degli anni 50 del 900 i prodotti venivano cotti ancora nei forni a legna e i filoncini di biscotti ancora tagliati a mano.

Era Alfonso Piccioli che si occupava in particolare di questa operazione, nella foto di copertina: Alfonso Piccioli in primo piano, Alberto Pandolfini (fratello del nonno Ernesto), sullo sfondo Vitaliano che porgeva loro i filoncini di biscotti, via via che venivano tirati fuori dal forno.

Nel primo dopoguerra, i Biscotti di Prato alle mandorle non erano per tutte le tasche (non tutti potevano permetterseli). Mi racconta Marco Meoni (un amico che fa il Pastaio e vive a Montemurlo) che da ragazzino la sua famiglia abitava quasi in fondo a via Santa Trinita, il suo babbo veniva al Biscottificio Mattei da piccino a comprare i Bricioli, allora Alfonso da dietro al bancone prendeva un foglio di carta pergamino, ne ricavava un cono, poi apriva una cassetto del mobile della bottega e ne prendeva con una paletta e versava il contenuto nell’ involucro, lo richiudeva accartocciando i bordi e lo pesavano, il ragazzino lasciava le monete sul bancone e felice scappava via con il suo piccolo “caldo” tesoro: Bricioli!
Erano davvero bricioli all’epoca.
I filoncini di Biscotti di Prato si tagliavano a mano su grandi taglieri di legno, con dei coltelli particolari a doppia lama, via via che si formavano briciole sul piano venivano raccolte con la lama del coltello e trascinate di lato in un contenitore, che poi, altro non era che il cassetto della bottega storica; quando il negozio riapriva veniva rimesso al suo posto. Per la felicità dei piccoli e grandi “avventori” che non potevano permettersi i biscotti alle mandorle interi.
Letizia Pandolfini