Il coraggio di portare avanti una tradizione tutta pratese
Una riflessione sul valore del coraggio in occasione del festival “Seminare Idee” a Prato.

Il coraggio ha molti volti.
A Prato, il 6-7-8 giugno 2025, prenderà vita la prima edizione del festival “Seminare Idee”.
Un evento diffuso che animerà luoghi simbolici della città come il Teatro Politeama, il Chiostro di San Domenico, il Museo del Tessuto alla Fabbrica Campolmi… e anche la piccola corte interna del nostro biscottificio, dove a metà maggio si terrà la conferenza stampa di presentazione.
Il tema scelto per questa prima edizione è il Coraggio.
Il nostro blog di questo mese parte proprio da qui.
Coraggio è iniziare.
Ce ne volle tanto per aprire un forno nel centro storico di Prato, nella metà dell’Ottocento. Pensateci: pane, pasta, cantucci, biscottini… che impresa dev’essere stata per Antonio Mattei! Eppure lui trovò il coraggio di provarci, e di riuscirci.
Coraggio è anche lasciare andare.
Nel 1885, suo figlio Emilio ereditò l’attività. Non aveva figli. Avrebbe potuto tenerla per sé fino all’ultimo, e lasciarla morire con lui. Invece, scelse di affidarla ad altri, affinché potesse continuare. Anche questo è coraggio: lasciare spazio, fidarsi, permettere che qualcosa che ami viva oltre te. Egisto Ciampolini e Tommaso Pandolfini nel 1904 si indebitarono pur di rilevare l’attività. Italia Piccioli-Ciampolini, agli inizi del ‘900, non solo affiancò il marito nella gestione, ma ebbe il coraggio di innovare: inventò i biscotti “Brutti Buoni”, accolse e crebbe figli non suoi, come Ernesto e Alberto Pandolfini e Alfonso Piccioli. Coraggio anche questo.
Coraggio è resistere. E ricominciare.
Durante la Prima Guerra Mondiale, Ernesto scriveva così a zia Italia:
“Tutto è vittoriosamente finito! Ora tocca a ognuno, nei suoi riguardi, ricominciare, ricostruire…
Però, prima di tirar su le mura, bisogna formare solide fondamenta, tali da resistere a qualsiasi terremoto. La saluto caramente.”
Ernesto

Coraggio è anche immaginare il futuro e sognare in grande.
Nel 1919, Ernesto elaborava piani concreti per rilanciare l’azienda: nuove specialità, nuovi ruoli, organizzazione dei laboratori. Parole pratiche, visione chiara, cuore saldo. E dopo la Seconda Guerra Mondiale?
“La riapertura è stata una vera apoteosi. La soddisfazione che ne ho provata mi ha più volte fatto ‘luccicare gli occhi’… Sono orgoglioso e fiero di avere sempre, ed in ogni circostanza, tenuto altissimo il prestigio e la moralità della Nostra Azienda.”
Coraggio è affrontare la vita, così com’è.
Nel dicembre 1961, alla morte del nonno, nostro padre Paolo Pandolfini prese le redini dell’attività con l’aiuto del cugino Renzo. Alla fine degli anni ’70, fu colpito da un ictus. Dovette imparare di nuovo tutto: parlare, camminare, ridere. Vivere. E lo fece. Il suo era il coraggio della fede. Della generosità. Della tenacia silenziosa.
E oggi? A chi appartiene questo coraggio?
Siamo noi quattro, oggi, a portare avanti il biscottificio. Non sappiamo se siamo davvero coraggiosi. Ma se il coraggio è anche gratitudine, allora sì, siamo coraggiosi. Perché siamo immensamente grati.
Grati per l’eredità che ci è stata affidata. Per la fiducia dei nostri clienti. Per la città che ci ospita. Abbiamo scelto di guardare avanti, di investire, di lavorare insieme. E questo, sì, richiede coraggio. Perché il futuro è ignoto, ma ancora più difficile è affrontare ogni giorno le differenze tra fratelli e sorelle. Volersi bene nonostante tutto. Guardarsi negli occhi e accettarsi per come si è, diversi, ma uniti.
Forse è proprio l’amore, quello vero, a darci il coraggio di andare avanti. Una parola dal cuore.

Secondo la Treccani, coraggio deriva dal latino cor, cuore. È forza d’animo, determinazione, resistenza. È la forza di fare ciò che è giusto, anche quando fa paura. È quella scintilla che attraversa il tempo e le generazioni, e che continua ad animare le mani che ogni giorno impastano, infornano, sorridono. È quel che ci auguriamo di saper custodire, sempre.
Con il cuore.
Fratelli Pandolfini